🗺 🇺🇸 Otto mappe per capire le presidenziali Usa
Sobborghi, megalopoli e città universitarie. Da Trump a Biden e ritorno: dove vanno gli elettori americani.
Com’è andato questo voto americano? In teoria ha vinto Joe Biden. Ma Donald Trump non sembra dello stesso avviso. In attesa di capire in che direzione andranno i ricorsi del presidente uscente, quello che si può fare è cercare di capire dove sono andati i voti. L’analisi di come cambiano le preferenze degli elettori divise per contea ci restituiscono un affresco molto interessante. Più che altro perché mostrano tre tendenze che andranno osservate nei prossimi anni.
Tre cose da tenere d’occhio in vista del 2022
La prima: l’elettorato americano è più fluido di quanto si pensi. Le minoranze tendono a votare democratico, ma sempre meno che in passato. La seconda: dopo anni passati a dire che il partito dell’asinello sfonderà di più nell’America delle minoranze, si è visto che continua il lento deflusso di voti verso i repubblicani, anche se la candidatura di Biden ha riportato alle urne milioni di americani che le avevano disertate nel 2016, e soprattutto ha ripreso parte del voto bianco perso quattro anni fa. La terza tendenza ha a che fare proprio col Gop, che ha dimostrato una dinamicità che nessuno, forse neanche i sondaggi, erano stati in grado di prevedere.
Fatte queste premesse passiamo al motivo per cui tutti (forse) sono approdati a questo post: le mappe.
La ricostruzione del Blue Wall
La prima mappa ci mostra in buona sostanza come Joe Biden ha ricostruito il cosiddetto “Blue wall“, quella sorta di schermo protettivo nel Midwest che per anni è stata una delle chiavi di successo dei democratici. Nel 2016 Donald Trump era riuscito ad abbatterlo portandosi a casa per un pugno di voti Wisconsin, Michigan e Pennsylvania. Questa volta a Biden è riuscito il percorso inverso, con un recupero nei tre stati chiave. Questa operazione è stata possibile anche grazie a una massiccia affluenza. Affluenza che si è sentita nelle grandi aree metropolitane e nei sobborghi, e proprio in molti di questi il voto si è spostato dai repubblicani ai democratici. Ma questo non è solo l’unico travaso che è avvenuto. Altri sono andati in direzione contraria. Ma vediamoli nel dettaglio.
📍 Le grandi città
Le città sono organismi complessi, che mostrano profonde differenze di reddito, ma anche una grande differenza etnica e razziale. Negli ultimi anni si sono spostate sempre più a sinistra e in queste elezioni hanno marcato ancora di più il loro sostegno ai democratici. Nonostante questo ci sono anche alcuni flussi che hanno preso il percorso diverso.
È il caso ad esempio di Miami. Nella contea di Miami-Dade Joe Biden ha vinto con un margine di 7 punti, ma nel 2016 il delta tra Trump e Clinton era stato di ben 29,4 punti. E questo, come è stato sottolineato da molti ha avuto a che fare con il voto degli ispanici di origine cubana, che in Florida hanno promosso il presidente uscente.
📍 Centri ispanici
Uno dei fenomeni più interessanti ha riguardato il voto ispanico, che in questa tornata ha rappresentato uno dei punti di forza del partito repubblicano. Tra i più corteggiati del voto, gli ispanici hanno premiato il Gop soprattutto in Florida, come abbiamo visto, e in Texas dove hanno contribuito al successo di Trump.
📍 I sobborghi della working-class
Concentrate principalmente negli Stati del Midwest, queste comunità della classe operaia legate alla grande manifattura della regione avevano giocato un ruolo fondamentale nel 2016, permettendo a Trump di sfondare in Pennsylvania, Wisconsin e Michigan. Anche in questa tornata Trump è riuscito ad avere il loro voto, ma in percentuale minore e non in tutte le zone. Tanto che in Pennsylvania Biden è riuscito a riprendere terreno e soprattutto i voti.
Vuoi saperne di più su come hanno votato i sobborghi? Iscriviti alla newsletter Jefferson - Lettere sull'America, un prodotto ideato e curato da Matteo Muzio. La prossima settimana parleremo fra le altre cose di come le periferie hanno regalato la vittoria a Joe Biden.
📍 Gli Exurbs
Una tendenza interessante è quella che ha riguardato i cosiddetti “exurb”, zone che potremmo dire alla periferia dei sobborghi, sono economicamente ricche e tendenzialmente repubblicane. Anche quest’anno quelle aree hanno confermato la fiducia a Donald Trump, ma i flussi dei voti hanno dimostrato che Joe Biden è riuscito a ridurre i margini di vittoria di Trump. Da segnalare i movimenti in Texas all’interno del triangolo Houston, Austin, Dallas. Ma anche intorno a Minneapolis (Minnesota), Atlanta (Georgia) e Denver (Colorado).
📍 Le città universitarie
Come si vede nella terza mappa gran parte delle cittadine universitarie, le “college towns”, hanno confermato il voto per i dem, anzi Biden in molti casi è riuscito a fare meglio di Hillary Clinton nel 2016.
E quindi?
Come abbiamo visto all’inizio la geografia elettorale americana ha mostrato mutamenti e tendenze interessanti. Il voto ispanico sempre meno dem e sempre più attirato dai repubblicani. I sobborghi come vero elemento in bilico. E una strana risalita dei dem fuori dalle periferie. Allo stesso tempo i repubblicani hanno dimostrato di non essere del tutto incapaci di raccogliere il voto di alcune minoranze e persino di recuperare qualche punto in alcuni centri urbani.
La sfida decisiva si sposta ora in Georgia, che nel prossimo mese e mezzo diventerà il campo di battaglia elettorale prima dell’insediamento di Joe Biden. Nel Peach State il 5 gennaio prossimo si terranno i ballottaggi per i due seggi del Senato che potrebbero regalare ai dem una risicata maggioranza o un Congresso a due velocità. Ma ne riparleremo.
#BonusMap (1)
Quest’anno l’Economist ha fatto un grande lavoro di visualizzazione per presentare i dati. In particolare la mappa che vedete qui sotto (qui invece c’è la versione interattiva).
È interessante perché sostanzialmente incrocia i voti con la densità abitativa. In questo modo si ha una vaga idea del “peso” dei vari territori, ma anche delle città, delle zone rurali abitate e dei sobborghi. Se vi interessa il tema su come si rappresentano i risultati delle elezioni americane trovate tutto in questo spiegone de Il Post: “I problemi con le mappe elettorali americane“. Qui invece una mini spiegazione di quello che ho fatto per InsideOver e Il Giornale.
#BonusMap (2)
Com’è cambiata l’affluenza? Il Washington Post ha realizzato un super speciale e fra le altre cose ha visualizzato in quali stati si è votato di più (in molti) e in quali di meno (pochi, anche se lì ci sarebbero ancora schede da conteggiare).
Vuoi altre mappe? Qui un po’ di pezzi per approfondire il tema :
How Joe Biden Won the Election: Votes From Blue America With Few Gains in Trump World [Wall Street Journal]
The political winds in the U.S. are swirling [Washington Post]
Le analisi degli Stati chiave del New York Times [New York Times]
Quella che hai appena letto è Carto Stories. Una newsletter che osserva le news da una prospettiva cartografica. Se ti è piaciuto questo numero fallo conoscere in giro. Se ti piace quello che faccio e mi vuoi dare una mano senza però impegnarti troppo puoi offrimi un caffè ☕️ . Se invece c’è qualcosa che non quadra (o vuoi semplicemente contattarmi) scrivimi a newsletter@albertobellotto.eu. Per tutto il resto mi trovi sui social, tipo Twitter, Instagram o Facebook. Ciao!